Senza odio non c'è amor?

1° premio della prima edizione del concorso letterario nazionale
"Alla memoria dei Vigili del fuoco caduti in servizio nel 2019"



L'autore premiato dal Sottosegretario del Ministero dell'Interno on. Carlo Sibilia.
Motivazione

«Il premio viene conferito per la originale e coinvolgente ricostruzione di un episodio avvenuto in tempo di guerra, nel novembre 1942. La narrazione, emotivamente intensa, ha fornito l'occasione per definire al meglio la mission del Corpo dei Vigili del Fuoco attraverso il tempo e quindi nella storia, una mission individuabile, in estrema sintesi, nell'impegno di "salvare persone", come chiaramente espresso nell'incipit del racconto.
Con una puntuale ed incalzante descrizione dei pensieri e degli stati d'animo dei protagonisti della vicenda, l'Autore ci ha fatto realisticamente partecipi di una pagina di storia vera, trasmettendoci le paure e la crudeltà della guerra, ma anche il significato più autentico della appartenenza al Corpo dei Vigili del Fuoco. Su di uno "zatterone", nelle acque di Malta, nel corso di un bombardamento in mare, due pompieri volontari nel Battaglione Santa Barbara ascoltano le sinistre parole di una canzoncina intonata da un manipolo di camicie nere che recita "senza l'odio non c'è amore", titolo del racconto. La replica decisa dei due uomini si fonda sulla assoluta convinzione che "l'amore c'è sempre e comunque" e che "noi salviamo le persone, non le lasciamo morire".
Ed in questo impegno, sempre vivo nelle nostre coscienze, in passato come ancora oggi, in tempo di guerra come in tempo di pace, noi tutti ci riconosciamo fermamente, in ogni angolo di territorio, anche nel paesino più sperduto, ovunque sia urgente e necessario salvare una vita umana e chiunque si trovi in una situazione di pericolo o di difficoltà. Questo ce lo diciamo ogni giorno, questo dice la storia.»

“Noi questo facciamo! Salviamo le persone, non le ammazziamo”.
Me lo dico mentre questa nebbia lattiginosa ci avvolge come fosse bambagia, non si vede niente, di tanto in tanto qualche lampo attraversa l’aria quasi in filigrana, mentre le nostre facce si contraggono in smorfie di impazienza. Ma non sono lampi è la Luftwaffe.
“Certo che salviamo vite, le vite delle persone che vogliamo bene... Vito, è per questo che siamo su questo zatterone.”
Con Angelo ci siamo conosciuti in treno, lui è salito a Salerno, direzione Roma.
“Zanot, mi chiamo Angelo Zanot.”
“Che sei tedesco?”
“I miei sono di Rovereto, ma io sono nato a Bengasi, sono cresciuto in Libia.”
Anche lui come tutti noi si è offerto volontario per entrare nel battaglione Santa Barbara.
“Ma noi salviamo la vita delle persone, però non ammazziamo gli altri. Noi la salviamo e basta!”

Illustrazione di Alberto Celeste