(fine XV secolo - 1545)
Giovanni Antonio Buglio di Burgio (Puglione, Pulione, Pulio, Pulleo) nacque in Sicilia, figlio del barone di Burgio. Nel 1494, ancora minorenne, ereditò la baronia e la Castellania della città di Mineo. Poco si sa della sua giovinezza; potrebbe aver studiato a Roma, anche se le prime testimonianze che lo collocano nella città eterna risalgono solo al 1522. Ma all'epoca era già molto rispettato nella corte pontificia e dalla famiglia Farnese. Non nella sua città natale: "Nel 1522 era scoppiata nella sua Mineo una di quelle tante sommosse contro gli spagnuoli ed egli difese la corona di Spagna attirandosi l'odio dei suoi concittadini, che gli devastarono i suoi possedimenti."[Giuseppe Gambuzza]. Dopo questi eventi allo scopo di mettersi a servizio di Carlo V, si recò da papa Adriano IV (ex precettore dell'imperatore) per avere una lettera di presentazione. In realtà rimarrà a servizio del papato.
Nel 1522 (o 23) fu inviato nella sua prima missione diplomatica in Polonia, dove rappresentò gli interessi papali nelle trattative per una possibile alleanza matrimoniale tra gli Jagelloni (famiglia regnante in Polonia) e i Gonzaga. L'anno successivo iniziarono le sue missioni nel regno d'Ungheria. Insieme al cardinale Caetani, legato in Germania, Ungheria e Polonia, assistette Luigi II d'Ungheria negli sforzi per organizzare le difese contro i turchi e stringere un'alleanza cristiana con l'arciduca Ferdinando, Sigismondo I di Polonia e l'imperatore Carlo V.
Nel frattempo scoppiata la guerra tra Carlo V e Francesco I di Francia, il Buglio, da esperto diplomatico, consigliò il Papa di rimanere neutrale. In una relazione inviata dall'Ungheria al Papa il 24 Dicembre del 1524 così si scrisse:
"Concludo adunca che di la Italia sola fazi conto vostra Santità. Quella estimi, quella fortifichi, quella unisca, si li altri nazioni non po', che cum quella sola sempre sarà temuto et estimato; che porrà prevalersi et da loro et dal turco. Et si vostra Signoria non mi lo donasse a troppo audacia et a troppo amore di patria, usaria dire che cum la Italia sola, porrà dal turco difendersi meglio che cum la cumpagnia di altra gente fristera".
Dopo che Caetani fu richiamato a Roma, nel gennaio 1524 Buglio fu nominato nunzio in Ungheria, grazie ad un generoso supporto economico assunse un contingente militare pontificio (3000 uomini) per le forze cristiane e ottenne una grande indipendenza nelle iniziative politiche (anche perché il nuovo legato, il cardinale Lorenzo Campeggi, sarebbe rimasto in Germania fino al dicembre 1524), Buglio lavorò instancabilmente per organizzare la resistenza alla minaccia ottomana, tento di coinvolgere anche a Venezia all'inizio del 1524 mentre tornava da un breve viaggio a Roma. Ma l'esperienza di Buglio con i re di Ungheria e Polonia e il tiepido atteggiamento della nobiltà ungherese nei confronti dei suoi tentativi di difendere la frontiera orientale lo convinsero dell'impossibilità di successo della sua missione. I timori del Buglio furono confermati nell'agosto del 1526 allorquando i turchi distrussero l'esercito cristiano nella battaglia di Mohács. Buglio riuscì a riparare prima a Bratislava assieme alla regina Maria d'Ungheria e poi a Roma.
Nell'ottobre 1526 Clemente VII nominò Buglio comandante delle forze papali per difendere dalla ribellione dei Colonna Roma e i dintorni. Dopo lo scioglimento del contingente, nel marzo 1527, fu nuovamente inviato in Ungheria per un breve periodo e poi a Venezia. Il 12 giugno 1529 Buglio fu nominato nunzio papale nel regno di Sicilia con il compito di sovrintendere all'amministrazione di alcuni beni ecclesiastici. In questa occasione il papa gli fece dono del reliquiario in argento in stile gotico custodito fino al furto del 1975 presso la Chiesa di Santa Agrippina.
L'anno successivo Buglio, come nunzio papale, fu inviato in una missione diplomatica di grande importanza in Inghilterra. Giunto a Dover il 3 settembre, Buglio fu incaricato principalmente di lavorare per dissuadere dal divorzio Enrico VIII dalla regina Caterina d'Aragona, anche se le credenziali ufficiali indicassero come obiettivo prioritario della missione l'appoggio inglese per l'alleanza cristiana contro i turchi. Inizialmente Buglio lavorò a stretto contatto con l'ambasciatore imperiale, il savoiardo Eustace Chapuys, ma quest'ultimo ritenne che l'italiano fosse troppo "delicato" con il re e cominciò a sospettarlo di simpatie antimperiali. Sospetti probabilmente fondati, visto che dopo il fallimento dei tentativi di Buglio; questi si avvicinò sempre più al re inglese anche sul piano privato, cacciando frequentemente con lui e ricevendone generosi doni.
Dopo il suo richiamo dall'Inghilterra nel 1533, a Buglio furono assegnate da papa Clemente ad alcune importanti cariche nella natia Sicilia. Nel 1536, in qualità di agente del cardinale Alessandro Farnese, divenne governatore della città e del vasto territorio arcivescovile di Monreale. Infine, nell'agosto dello stesso anno fu riconfermato nunzio in Sicilia. Con tutta probabilità morì a Mineo nel 1545 (o a Palermo nel 1548).
Agostino Scarpinelli, ambasciatore del Ducato di Milano in Inghilterra, descrive Buglio come "persona educata e colta". Fu celebrato per la sua grande abilità diplomatica in circostanze difficili e per la sua capacità di condividere I costumi delle nazioni nelle quali si era trovato a vivere.
Tuttavia, era un fedele e ardente papista, ritenendo necessario che tutta la penisola accettasse il dominio della Santa Sede, di conseguenza si oppose con vigore a Lutero e al movimento protestante. I suoi rapporti con l'Impero furono sempre ambigui. Nonostante le sue frequenti professioni di fedeltà a Carlo V, fu sospettato di aver cospirato contro di lui a Venezia e di aver aiutato la rivolta siciliana del 1527-1528. Lo stesso Chapuys lo riteneva capace di fare il doppio gioco. Pur essendo laico, sposato e padre di figli, Buglio fu soprattutto strumento della politica papale e fedele esclusivamente a Roma e alla chiesa.
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Questa pagina è sostanzialmente una traduzione dell'articolo dedicato al Buglio da Kenneth R. Bartlett (Peter G. Bietenholz, Thomas Brian Deutscher, "Contemporaries of Erasmus: A Biographical Register of the Renaissance and Reformation", University of Toronto Press, 2003, pp. 219-220.), integrato con i contributi del compianto padre Pippinu Gambuzza (Giuseppe Gambuzza, "Mineo: nella storia, nell'arte e negli uomini illustri", 1995).