Scritture
Opere

Antonio Capuana, Opere, I quaderni del centro, 2015

La famiglia Capuana non diede a Mineo solo il famosissimo Capuana, ma anche altri uomini e donne che, in ambiti anche molto vari, hanno portato lustro al casato.
Tra questi tre si sono distinti nella piccola e dimenticata storia paesana, tre uomini diversissimi per biografia e per indole, appartenenti a due secoli radicalmente diversi, portatori di una visione del mondo tagliata nella materia viva di una storia in evoluzione: Francesco Capuana Yaluna (1608-1637) che è bene ricordare con le parole di don Giuseppe Gambuzza: “Fu gesuita nel Collegio di Palermo. Di straordinario ingegno si distinse molto negli studi filosofici e teologici nonché in quelli letterari. Morì giovanissimo nel Collegio di Palermo […] lasciando grande rimpianto in tutti i suoi confratelli e nella classe intellettuale palermitana”; Orazio Capuana Yaluna (1606-1691) attore della repressione spagnola contro Masianello (1647-48), del quale Tamburino Merlini dice che per la sua eminente destrezza nel maneggio degli affari politici ebbe concesso da Filippo IV in grazia il castello di Mineo madre patria, per la sua persona e successori in feudo nobile e perpetuo col titolo di Barone”; Antonio Capuana, zio paterno di Luigi, in una dimensione più locale travolto dai tragici eventi della controrivoluzione borbonica del 1849.
Di quest’ultimo è il materiale qui trascritto, materiale che è stato rinvenuto in due copie manoscritte in una cantina di Mineo agli inizi degli anni novanta. Attribuzione possibile, con quasi assoluta certezza, a lui grazie ad alcuni riferimenti, a un paio di lettere allegate e, soprattutto, la presenza tra i componimenti del Dittu.
Riguardo i pochi ragguagli biografici rimandiamo alla preziosa testimonianza scritta dallo stesso scrittore nel secondo capitolo (1846-1847) del libro Ricordi d’infanzia e di giovinezza.
Già il Centro Culturale Permanente Paulu Maura aveva dedicato un reading delle opere, una rappresentazione e la pubblicazione del Dittu (con il titolo redazionale di La Quistioni e senza l’attribuzione ad Antonio Capuana) nel 1995, ma mai è stato pubblicato nella sua interezza tutto il materiale.
A parte il dramma dialogico Lu Dittu, in questo quaderno raccogliamo una breve poesia in settenari (Baccu a Carnivali), una sorta di canto dantesco dedicato al vino (Viaggiu ’nni lu giruni di li ’mbriachi), un Cantu siciliano a dir poco licenzioso, un breve componimento dedicato ad Un vecchiu podragusu e senza testa, un lungo componimento che parla di teologia e letteratura profana classica (Sacra Scrittura e Mitologia) e infine un sonetto in lingua italiana (Sonettu di l’ipocrisia).